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12 agosto 2025
Aggiornata il 13 agosto 2025
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蒲松齡 pú sōnglíng (5 giugno 1640 – 25 febbraio 1715). Il suo nome ci è noto per una delle più popolari raccolte cinesi di racconti, da lui redatti, di differenti generi, intitolata 聊齋誌異 liáozhāi zhì yì e conosciuta in lingua italiana con il titolo: "I racconti fantastici dello studio Liao".
Una raccolta di racconti di fantasmi, di demoni, di paura, dove il soprannaturale è, di fatto, l'unico vero protagonista.
Pu Songling fu più volte bocciato agli esami di Stato che gli avrebbero permesso di accedere a un ruolo nell’amministazione imperiale. Si dedicò così all’insegnamento privato e alla stesura di racconti, derivati in gran parte dalla tradizione orale cinese.
Completò la sua raccolta nel 1679, che però continuò ad arrichire per molto tempo. Tanto che fu pubblicata solo nel 1766, molti anni dopo la sua morte.
L'opera circolò dapprima manoscritta e poi in forma stampata. Raggiunse la popolarità grazie alla vividezza delle "immagini" evocate dai racconti, per la satira sociale e per l’introduzione di strumenti stilistici nuovi come, ad esempio, l'uso frequente dei dialoghi.
Oggi, in Cina, il termine 聊齋 liáozhāi (parte del titolo dell’opera) è divenuta sinonimo di racconto fantastico.
"La pelle dipinta", 畫皮 huàpí, è uno dei racconti incluso nella raccolta.
Il giovane 王生 wáng shēng di 太原 tàiyuán si mise in viaggio di buon mattino.
Lungo la strada incontrò una fanciulla che teneva in braccio un fagotto e a causa di questo camminava con grande fatica.
Affrettò il passo per raggiungerla e vide che era una ragazza bellissima, dal portamento elegante. Il cuore gli si intenerì e le chiese: "Perché cammini da sola così presto e con un’aria tanto afflitta?"
La fanciulla rispose: "Chi viaggia per la strada non può comprendere le mie pene. Perché affannarti a chiedere?"
Wang insistette: "Qual è la tua tristezza? Forse posso aiutarti, non mi tirerò indietro."
La ragazza, con un’espressione addolorata, spiegò: "I miei genitori, avidi di ricchezze, mi hanno venduta a una famiglia nobile. La moglie legittima è terribilmente gelosa e ogni giorno mi insulta e mi umilia. Non posso più sopportarlo, perciò sono fuggita."
Wang domandò: "Dove intendi andare?"
La fanciulla sospirò: "Una fuggitiva come me non ha una destinazione."
Allora Wang le disse: "La mia casa non è lontana. Se vuoi, puoi venire con me."
La ragazza ne fu felice e lo seguì. Wang prese il suo fagotto e la condusse alla sua dimora. Quando entrarono la giovane notò che non c’era nessun altro in casa e chiese: “Come mai vivi da solo?”
Wang rispose: "Sono solo un umile studioso."
La fanciulla osservò l’ambiente e disse: "Questo posto è perfetto. Se davvero vuoi salvarmi, devi mantenere il segreto e non rivelarlo a nessuno."
Wang acconsentì. Quella notte giacquero insieme e nei giorni seguenti la tenne nascosta, senza che nessuno ne fosse a conoscenza.
Tuttavia, alla fine, Wang confidò il segreto alla moglie 陳 chén.
Chen, sospettando che la ragazza fosse una concubina di qualche nobile, lo esortò a mandarla via, ma Wang si rifiutò.
Un giorno, mentre era al mercato, Wang incontrò un monaco daoista che lo fissò con sgomento e gli chiese: "Che cosa ti è successo?"
Wang, sorpreso, rispose: "Nulla."
Il monaco scosse la testa e disse: "Sei circondato da un’energia maligna. Come puoi dire che non è successo nulla?"
Wang continuò a negare, ma il monaco si allontanò mormorando: "Che peccato! Esistono davvero persone che stanno per morire e non se ne rendono conto!"
Quelle parole inquietarono Wang, che iniziò a dubitare della fanciulla. Ma subito si disse: "Com’è possibile che una ragazza così bella sia un essere malvagio? Probabilmente quel monaco vuole solo spaventarmi per vendermi qualche talismano."
Tornato a casa, trovò la porta chiusa. Insospettito, scavalcò il muro e si avvicinò di soppiatto alla finestra.
Guardando all’interno, vide con orrore un demone dal volto verdastro e dai denti affilati come seghe. Il mostro aveva disteso una pelle umana sul letto e, con un pennello, ne stava dipingendo i dettagli.
Quando ebbe finito, sollevò la pelle come fosse un abito, la scrollò e la indossò, trasformandosi nuovamente nella fanciulla.
Wang fu colto dal terrore e scappò via strisciando come una bestia impaurita.
Corse a cercare il monaco daoista, ma non lo trovò subito. Dopo averlo cercato a lungo, lo rintracciò in aperta campagna e, inginocchiandosi, lo supplicò di aiutarlo.
Il monaco disse: "Posso esorcizzarla. Ma questa creatura soffre tanto quanto te: è disperata e cerca solo di sopravvivere. Tuttavia, poiché ha già scelto una vittima, non posso lasciarla fare."
Gli consegnò un frustino fatto con crini di cavallo, dicendogli di appenderlo sulla porta della camera da letto. Infine, gli diede appuntamento al tempio dell’Imperatore Verde.
Wang tornò a casa, ma non osò entrare nella stanza. Si sistemò invece nella camera interna e appese la frusta come gli era stato detto.
A mezzanotte, sentì dei passi furtivi fuori dalla porta. Non ebbe il coraggio di guardare, così mandò sua moglie a sbirciare.
Chen vide la fanciulla avvicinarsi, ma non appena questa scorse la frusta appesa, si fermò digrignando i denti con rabbia. Rimase ferma per un lungo momento e poi si allontanò.
Poco dopo tornò e urlò: "Maledetto monaco! Vuoi forse impedirmi di entrare con questa stupida frusta?"
Afferrò la frusta, la spezzò in mille pezzi e sfondò la porta della stanza. Si lanciò sul letto di Wang, gli squarciò l’addome, afferrò il suo cuore e fuggì via.
Chen gridò disperata. I servi accorsero con le candele, ma Wang era già morto, immerso in un lago di sangue.
Il giorno dopo, Chen mandò il fratello minore di Wang a cercare il monaco daoista. Quando questi seppe dell’accaduto, si infuriò: "Avevo avuto pietà di lei, ma quel demone ha osato tanto!"
Seguì il giovane fino a casa, ma il demone era già scomparso. Dopo aver scrutato il cielo, disse: "Fortunatamente non è andato lontano. Chi vive nella casa a sud?"
Il fratello minore di Wang risposte: "Io."
Il monaco chiese se fosse arrivato qualche sconosciuto e il giovane ricordò che una vecchia mendicante si era presentata quella mattina per chiedere lavoro.
"È lei!" disse il monaco, dirigendosi subito alla casa. Una volta arrivato, brandì la sua spada di legno e gridò: "Mostro maledetto! Restituiscimi il mio frustino!"
La vecchia cercò di fuggire, ma il monaco la colpì. All'improvviso, la pelle umana si squarciò, rivelando un demone urlante. Il monaco lo decapitò con la sua spada e il corpo si dissolse in una nube di fumo nero. Poi, aprì una zucca incantata e aspirò il fumo al suo interno, sigillandolo.
Chen, disperata, si gettò ai suoi piedi supplicandolo di riportare Wang in vita.
Il monaco scosse il capo: "Io non posso resuscitare i morti. Tuttavia, ti indicherò qualcuno che potrebbe riuscirci."
Le disse di cercare un mendicante folle e di implorarlo senza offendersi se l’avesse insultata.
Chen e il fratello andarono a cercarlo. Quando lo trovarono, sdraiato nella sporcizia era sporco di moccio e bava.
Chen, inginocchiata, gli raccontò tutto. Il pazzo rise e sputò un grumo di saliva nelle sue mani: "Mangialo!"
Chen esitò, poi si ricordò del consiglio del monaco e, disgustata, lo ingoiò.
Poco dopo sentì qualcosa muoversi dentro di sé e, con un conato violento, sputò fuori un cuore umano palpitante.
Afferrò il corpo di Wang, gli rimise il cuore nel petto e lo strinse forte. Dopo qualche ora, Wang riprese a respirare.
Quando si svegliò, disse solo: "Ho fatto un sogno strano... mi duole lo stomaco."
Guarì in pochi giorni.
Ah, quanto è cieco il mondo! Scambiare un demone per una bellezza e un avvertimento sincero per una menzogna!
Chi si lascia incantare dall’apparenza finisce per pagarne il prezzo.
Questo racconto sottolinea come la bellezza esteriore non è sempre sinonimo di bontà interiore.
Il protagonista Wang Sheng si lascia sedurre dall’aspetto incantevole della donna, ignorando i segnali di pericolo e gli avvertimenti del monaco. Alla fine, l’attrazione per la giovane donna lo porta alla rovina.
Una critica alla superficialità e all’eccessiva fiducia nelle sole apparenze.
Wang Sheng è un uomo debole, che non riesce a resistere alla tentazione e mette in pericolo non solo sé stesso, ma anche la sua famiglia.
Il racconto mostra come il desiderio e l’infedeltà possano portare alla distruzione.
Questo è un avvertimento morale tipico della letteratura cinese classica, che spesso enfatizza la virtù della lealtà coniugale e il rispetto per i doveri familiari.
太原王生,早行,遇一女郎,抱獨奔,甚艱於步。急走趁之,乃二八妹麗。心相愛樂,問,「何夙夜踽踽獨行?」女曰,「行道之人,不能解愁憂,何勞相問。」生曰:「卿何愁優? 或可效力,不辭也。」女黯然曰:「父母貪賂,鬻妾朱門。嫡妒甚,朝詈而夕楚辱之,所弗堪也,將遠遁耳。」問:「何之?」曰:「在亡之人,烏有定所。」生言:「敝廬不遠,即煩枉顧。」女喜,從之。生代攜物,導與同歸。女顧室無人,問:「君何無家口?」答云:「齋耳。」女曰:「此所良佳。如憐妾而活之,須秘密勿洩。」生諾之。乃與寢合。使匿密室,過數日而人不知也。生微告妻。 妻陳,疑為大家媵妾,勸遣之。生不聽。偶適市,遇一道士,顧生而愕,問:「何所遇?」答言:「無之。」道士曰:「君身邪氣縈繞,何言無?」生又力白。道士乃去,曰:「惑哉!世固有死將臨而不悟者。」生以其言異,頗疑女;轉思明明麗人,何至為妖,意道士借魘禳以獵食者。無何,至齋門,門內杜,不得入。心疑所作,乃逾垣。則室門亦閉。躡跡而窗窺之,見一獰鬼,面翠色,齒如鋸。鋪人皮於榻上,執彩筆而繪之;已而擲筆,舉皮,如振衣狀,披於身,遂化為女子。睹此狀,大懼,獸伏而出。急追道士,不知所往。遍跡之,遇於野,長跪乞救。道士曰:「請遣除之。此物亦良苦,甫能覓代者,予亦不忍傷其生。」乃以蠅拂授生,令掛寢門。臨別,約會於青帝廟。生歸,不敢入齋,乃寢內室,懸拂焉。一更許,聞門外戢戢有聲,自不敢窺也,使妻窺之。但見女子來,望拂子不敢進;立而切齒,良久乃去。少時復來,罵曰:「道士嚇我。終不然寧人口而吐之耶!」取拂碎之,壞寢門而入。徑登生床,裂生腹,掬生心而去。妻號。婢入燭之,生已死,腔血狼藉。陳駭涕不敢聲。明日,使弟二郎奔告道士。道士怒曰:「我固憐之,鬼子乃敢爾。」即從生弟來。女子已失所在。既而仰首四望,曰:「幸遁未遠!」問:「南院誰家?」二郎曰:「小生所捨也。」道士曰:「現在君所。」二郎愕然,以為未有。道士問曰:「曾否有不識者一人來?」答曰:「僕早赴青帝廟,良不知。當歸問之。」去少頃而返,曰:「果有之。晨間一嫗來,欲傭為僕家操作,室人止之,尚在也。」道士曰:「即是物矣。」遂與俱往。仗木劍,立庭心,呼曰:「孽魅!償我拂子來!」嫗在室,惶遽無色,出門欲遁。道士逐擊之。嫗僕,人皮劃然而脫,化為厲鬼,臥嗥如豬。道士以木劍裊其首;身變作濃煙,匝地作堆。道士出一葫蘆,拔其塞置煙中,然如口吸氣,瞬息煙盡。道士塞口入囊。共視人皮,眉目手足,無不備具。道士卷之,如卷畫軸聲,亦囊之,乃別欲去。陳氏拜迎於門,哭求回生之法。道土謝不能。陳益悲,伏地不起。道土沉思曰:「我術淺,誠不能起死。我指一人,或能之,往求必合有效。」問:「何人?」曰:「市上有瘋者,時臥糞土中。試叩而哀之。倘狂辱夫人,夫人勿怒也。」二郎亦習知之。乃別道士,與嫂俱往。 見乞人顛歌道上,鼻涕三尺,穢不可近。陳膝行而前。乞人笑曰:「佳人愛我乎?」陳告之故。又大笑曰:「人盡夫也,活之何為?」陳固哀之。乃曰:「異哉!人死而乞活於我。我閻摩耶?」怒以杖擊陳。陳忍痛受之。市人漸集如堵。乞人咯痰唾盈把,舉向陳吻曰:「食之!」陳紅漲於面,有難色:既思道士之囑,遂強啖焉。覺入喉中,硬如團絮,格格而下,停結胸間。乞人大笑曰:「佳人愛我哉!」遂起,行已不顧。尾之,入於廟中。追而求之,不知所在;前後冥搜,殊無端兆,慚恨而歸。既悼夫亡之慘,又悔食唾之羞,俯仰哀啼,但願即死。方欲展血斂屍,家人佇望,無敢近者。陳抱屍收腸,且理且哭。哭極聲嘶,頓欲嘔。覺鬲中結物,突奔而出,不及回首,已落腔中。驚而視之,乃人心也。在腔中突突猶躍,熱氣騰蒸如煙然。大異之。急以兩手合腔,極力抱擠。少懈,則氣氤氳自縫中出。乃裂增帛急柬之。以手撫屍,漸溫。覆以衾。中夜啟視,有鼻息矣。天明,竟活。為言:「恍惚若夢,但覺腹隱痛耳。」視破處,痂結如錢,尋愈。
異史氏曰:「愚哉世人!明明妖也,而以為美。迷哉愚人!明明忠也,而以為妄。然愛人之色而漁之,妻亦將食人之唾而甘之矣,天道好還,但愚而迷者不悟耳。可哀也夫!」
據《聊齋誌異》手稿本
Pratica la tua conoscenza.
實踐真知
shíjiàn zhēnzhī
Francesco Russo
NOTE SULLA TRASCRIZIONE FONETICA
Le parole in lingua cinese quando appaiono per la prima volta sono riportate in cinese tradizionale con la traslitterazione fonetica. A partire dalla seconda volta, la parola è riportata con il solo pinyin senza indicazioni degli accenti per favorire una maggiore fluidità della lettura dei testi.
BREVE PROFILO DELL'AUTORE
Francesco Russo, consulente di marketing, è specializzato in consulenze in materia di "economia della distrazione".
Nato e cresciuto a Venezia oggi vive in Riviera del Brenta. Ha praticato per molti anni kick boxing raggiungendo il grado di "cintura blu". Dopo delle brevi esperienze nel mondo del karate e del gong fu, ha iniziato a praticare Taiji Quan (太極拳tàijí quán).
Dopo alcuni anni di studio dello stile Yang (楊式yáng shì) ha scelto di studiare lo stile Chen (陳式chén shì).
Oggi studia, pratica e insegna il Taiji Quan stile Chen (陳式太極拳Chén shì tàijí quán), il Qi Gong (氣功Qì gōng) e il DaoYin (導引dǎoyǐn) nella propria scuola di arti marziali tradizionali cinesi Drago Azzurro.
Per comprendere meglio l'arte marziale del Taiji Quan (太極拳tàijí quán) si è dedicato allo studio della lingua cinese (mandarino tradizionale) e dell'arte della calligrafia.
Nel 2021 decide di dare vita alla rivista Spiralis Mirabilis, una rivista dedicata al Taiji Quan (太極拳tàijí quán), al Qi Gong (氣功Qì gōng) e alle arti marziali cinesi in generale, che fosse totalmente indipendente da qualsiasi scuola di arti marziali, con lo scopo di dare vita ad uno strumento di divulgazione della cultura delle arti marziali cinesi.
一口氣。一種武術。一個世界。
Yī kǒuqì. Yīzhǒng wǔshù. Yīgè shìjiè.
龍小五
Un solo respiro. Una sola arte marziale. Un solo mondo.
龍小五
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